Codice Iubenda

Privacy Policy

mercoledì 19 gennaio 2011

Dì la cosa giusta!!! Raccontare storie una difficile responsabilità.

Anche uno spot pubblicitario è una forma di narrazione e c'è uno spot che ha fatto e fa molto discutere.

In questo spot, come molto spesso accade negli spot TV è presente una voce narrante. Molto spesso è compito della voce narrante dare ritmo e forza alla narrazione. La voce dà all’immagine un senso che spesso va al di là di ciò che dice. La voce narrante porta un proprio potenziale di seduzione sonora. Questo non è certo una novità. Tutti noi consociamo il potere della voce nella narrazione e abbiamo probabilmente speriementato i suoi effetti raccontando storie ai nostri figli. 
Sulla struttura narrativa di uno spot pubblicitario agiscono anche le immagini, la musica e i colori.
Questo fa dello spot uno strumento di narrazione "completo" e di grande penetrazione.
Chi lo costruisce è ben consapevole delle potenzialità dello strumento ed è abile nel gestire i vari codici.
Il messaggio può essere concepito affinchè giunga in modo chiaro e preciso a destinazione oppure si può scegliere come forma narrativa quella dell'ambiguità.
Nel secondo caso sarebbe opportuno che si trattasse  di un'ambiguità voluta e alimentata, volta a demandare abilmente allo spettatore la responsabilità della decifrazione finale del messaggio.

Personalmente appena ho terminato la visione dello spot la prima volta ho avvertito una sensazione di confusione. Non ne capivo il senso e soprattutto mi sembrava poco chiaro, ambiguo appunto. Forse, mi son detto, ero distratto e ho perso qualche passaggio... è quindi aumentata in me l'attesa per rivedere lo spot.
La seconda visione non mi ha  chiarito i dubbi. E' anzi aumentata in me la convinzione di ambiguità.
Ho cominciato ad informarmi e ad approfondire e colegandomi al sito del Forum Nucleare Italiano ho letto che scopo del forum  è quello di favorire il dibattito e la conoscenza rispetto al tema della produzione di energia nucleare nel nostro paese.


Il messaggio  che emerge dallo spot non è però questo!

Certo pretendere la coerenza assoluta è un'utopia. Ma questo non giustifica gli "errori" di questo tipo.
C'è un'evidente incongruenza tra il cosa voglio comunicare (voglio stimolare un confronto, favorire una conoscenza approfondita, essere uno spazio "neutro") e il come lo comunico (i contenuti espressi da chi muove il bianco sono "buoni" mentre quelli espressi da chi muobve il nero sono "cattivi").
Come si può pretendere il confronto se dico già ciò che è bene e ciò che  è male... se so già quali sono le conclusioni del "dibattito"?
L'ambiguità è in questo caso la vera nemica del dialogo. E un dibattito senza dialogo è un'ossimoro.
L'ambiguità non affida la responsabilità dell'interpretazione al destinatario. Anzi così facendo ne vuole inibire le capacità. Dietro un primo messaggio rassicurante, che ha lo scopo di far "aprire le porte" allo spettatore, si cela un secondo messaggio (il principale) che agisce a livello inconscio. Immagini, colori e audio  entrano nella sfera sensoriale e sfuggono all'interpretazione cosciente forzando così la volontà degli spettatori.


P.S.: alcuni siti hanno segnalato la scorrettezza di questa campagna. Ecco un link per chi fosse interessato ad approfondire.

http://www.greenpeace.it/blog/?p=1784&utm_source=Email&utm_medium=Email&utm_campaign=Email

mercoledì 12 gennaio 2011

L'ingenua semplicità dell'abitudine.


C'è un uomo in una foresta, sotto la pioggia, e sta morendo di sete.
Ha con sé un'accetta e comincia a tirar giù gli alberi per bere la linfa.
Un sorso per ogni albero.
Intorno gli si fa il deserto, niente più piante e animali, e l'uomo sa che per colpa sua la foresta scomparirà presto.
Allora come si spiega che non apre la bocca e non si beve la pioggia?
Per il semplice motivo che è molto bravo a tirar giù alberi, perchè ha sempre fatto così e perché considera un po' suonato chi propone di bere la pioggia.

tratto da 
Solar
I. McEwan